Nei giorni scorsi la Fondazione Gimbe – un’istituzione in materia di ricerca in ambito sanitario – ha diffuso i dati relativi al numero di tamponi naso faringei fatti dalle diverse regioni italiane, messe in una scala con cui sono stati testati altri Paesi europei.
“I dati diffusi oggi dalla fondazione Gimbe sono molto interessanti. La Lombardia, che è la Regione di gran lunga più colpita dal virus, sta facendo meno tamponi al giorno di altre otto regioni italiane, più le due province autonome. Non solo il Veneto, quindi, ma anche l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Liguria e perfino l’Umbria fanno meglio di noi. Nonostante gli annunci dell’assessore Gallera, in Lombardia il controllo sui pazienti Covid, sui loro contatti e sui lavoratori esposti è ancora molto limitato, e questo è un problema, soprattutto in questa delicata fase di riapertura condizionata. nella quale un nuovo aumento dei contagi e dei ricoverati rischierebbe di riportarci al lockdown”.
Le regioni sono state suddivise in quattro classi (oltre i 250 tamponi al giorno ogni 100mila abitanti; tra 130 e 249; tra 100 e 129; tra 60 e 99; inferiori a 60). Ecco i dati:
- Classe 1 (>250): nessuna regione
- Classe 2 (130-250): Provincia autonoma di Trento, Valle D’Aosta, Provincia autonoma di Bolzano, Veneto, Friuli-Venezia Giulia
- Classe 3 (100-129): Piemonte, Emilia-Romagna, Umbria, Liguria
- Classe 4 (60-99): Lombardia, Marche, Basilicata, Toscana, Molise, Abruzzo, Lazio
- Classe 5 (<60): Sardegna, Calabria, Campania, Sicilia, Puglia
Fonte: il sito della Fondazione Gimbe
Come scrive la stessa Fondazione Gimbe, “I dati confermano la resistenza di alcune Regioni ad estendere massivamente il numero di tamponi, in contrasto con raccomandazioni internazionali, evidenze scientifiche e disponibilità di reagenti”.
Tra queste Regioni c’è la Lombardia, la Regione che conta 80mila contagiati ufficiali e oltre 14mila morti.
Ma perché si fanno pochi tamponi? Secondo il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta, il Governo “deve neutralizzare comportamenti opportunistici delle Regioni finalizzati a ridurre la diagnosi di un numero troppo elevato di nuovi casi che, in base agli algoritmi attuali, aumenterebbe il rischio di nuovi lockdown”.
“Se la spiegazione fosse quella che dà Cartabellotta – conclude Astuti – sarebbe gravissimo”.
Non siamo messi molto meglio con i test sierologici: in ritardo e senza regole, la Lombardia secondo il capodelegazione del Pd in commissione sanità del Pirellone Gian Antonio Girelli dovrebbe invece regolamentarli e metterli a carico del servizio sanitario regionale.
“Sui test sierologici la Regione non può solo dire di no, deve dare indicazioni chiare ai cittadini e alle aziende, perché lo screening è assolutamente necessario per controllare la diffusione in questa fase di riapertura. Le aziende devono essere messe in condizione di fare i propri piani per testare i lavoratori che devono rientrare in sede ed essere a contatto con i colleghi o con i clienti. Ma occorre che la Regione dia delle regole chiare ed eviti che si apra il Far West, e deve rendere possibile fare i test attraverso il sistema sanitario regionale, come altre regioni stanno già facendo. La Regione Lombardia è ancora una volta in ritardo, come lo è stata sui tamponi per tutta la fase uno e ancora oggi”.
Era attesa per giovedì una delibera della Regione, ma per la seconda volta non è stata approvata. Ecco invece i dati diffusi dall’assessore Gallera.
Sono 33.306 i test seriologici effettuati dallo scorso 23 aprile nelle ATS della Lombardia fra personale sanitario (25.331) e soggetti in quarantena fiduciaria (7.975).
Ecco i risultati delle analisi dei test sierologici, suddivisi per Ats di appartenenza.
Ats di Milano: soggetti in quarantena: 579, di cui 224 positivi (38,7%), 349 negativi (60,3%) e 6 dubbi (1%); Operatori sanitari: 2.343 di cui 373 positivi (15.9%); 1933 negativi (82,5%) e 37 dubbi (1,6%).
Ats Bergamo: soggetti in quarantena: 2.603, di cui 1.535 positivi (59%), negativi 950 (36,5%) e 118 dubbi (4,5%); Operatori sanitari: 4.609, di cui 1.110 positivi (24,1%), 3.391 negativi (73,6%) e 108 dubbi (2,3%);
Ats Brescia: soggetti in quarantena: 937, di cui 504 positivi (53,8%), negativi 418 (44,6%), dubbi 15 (1,6%); Operatori
sanitari: 8.093, positivi 903 (11,2%), negativi 7.102 (87,8%), dubbi 88 (1,1%).
Ats Valpadana, soggetti in quarantena: 2.161, di cui 1.016 positivi (47%), 1.065 negativi (49,3%), 80 dubbi (3,7%);
operatori sanitari: 4.230, di cui 656 positivi (15,5%), Negativi 3.463 (81,9%), 111 dubbi (2,6%);
Ats Pavia: soggetti in quarantena: 459, di cui 220 positivi (47,9%), 226 negativi (49,2%), 13 dubbi (2,8%);
Operatore sanitari: 3.309, di cui 337 positivi (8,4%), 3.617 negativi (90,6%), 39 dubbi (1%).
Ats Brianza: soggetti in quarantena: 653, di cui 226 positivi (34,6%), 413 negativi (63,2%), 14 dubbi (2,1%);
Operatori sanitari: 1.779 di cui 110 positivi (6,2%), 1.654 negativi (93), 15 dubbi (0,8%).
Ats Insubria: soggetti in quarantena: 116, di cui 37 positivi (31,9%), 60 negativi (51,7%), 19 dubbi (16,4%).
Ats Montagna: soggetti in quarantena: 467, di cui 278 positivi (59,5%), 182 negativi (39%), 14 dubbi (3%);
Operatori sanitari: 284 di cui 27 positivi (9,5%), 257 negativi (90,5%), nessun caso dubbio