Lavoro e formazione
Educatori professionali sociosanitari: la regione non abbandoni i professionisti che ha formato
“La Giunta intervenga sui Ministeri per far riconoscere quanto prima l’equipollenza del titolo di educatore professionale rilasciato da corsi regionali”, è questa in sintesi la richiesta di una mozione depositata dal Gruppo regionale del Pd, dopo aver appreso la situazione in cui si trovano circa 2500 lavoratori solo in Lombardia.
Nell’atto, i consiglieri spiegano cosa è successo: “Il profilo dell’educatore professionale è stato riconosciuto dal Ministero della Sanità nel 1998, in attuazione di un decreto del 1992 che, rispondendo a una richiesta dell’Europa, parlava di operatori sociali e sanitari in possesso di diploma universitario abilitante – spiega Samuele Astuti, consigliere regionale del Pd e primo firmatario della mozione –. La legge riconosceva, tuttavia, come equivalenti ai diplomi universitari ulteriori titoli, tra i quali i profili acquisiti al termine di corsi regionali, purché conseguiti anteriormente alla sua entrata in vigore, cioè il marzo del 1999”.
Ma Regione Lombardia, nelle more della costituzione dei corsi di laurea, “ha continuato a erogare fino al 2003 propri corsi di formazione per educatori professionali, assicurandone la parificazione al titolo universitario, abilitando così alla professione circa 2500 figure – prosegue Astuti –. Nel gennaio 2018, però, un’altra legge ha disposto il riordino delle professioni sanitarie istituendo gli ordini e gli albi e stabilendo che per l’esercizio della professione è necessaria l’iscrizione a essi. Perciò, dopo vent’anni che questi lavoratori esercitano la loro professione, gli educatori professionali con qualifica acquisita al termine dei corsi regionali negli anni tra il 1999 e il 2003, non vedendo riconosciuta l’equipollenza, non possono iscriversi all’albo di competenza e, di conseguenza, all’abilitazione alla professione”.
Per Fabio Pizzul, capogruppo del Pd e componente della VII Commissione Istruzione e formazione, “Regione Lombardia deve prendersi la responsabilità di garantire quanto promesso a suo tempo a quelli che allora, giovani, hanno creduto in un futuro professionale, si sono formati prima in aula e poi sul campo e ora rischiano di perdere tutto. Perciò, nella mozione impegniamo la Giunta a farsi con urgenza portavoce presso i Ministeri di competenza affinché sia riconosciuta l’equipollenza del titolo di educatore professionale, conseguito al termine dei corsi regionali post 1999, alla laurea abilitante, legittimando all’iscrizione all’albo e all’esercizio della professione figure preparate con propria offerta formativa, sanando così un vuoto normativo e salvaguardando il patrimonio di professionalità maturato”.
Milano, 23 luglio 2018
Agenzia formativa: assunti 70 dipendenti e al lavoro per gli altri. I leghisti si informino meglio
«Invito i colleghi della Lega ad informarsi meglio prima di parlare di questioni che riguardano il destino lavorativo di diverse persone». Il riferimento del consigliere regionale PD Samuele Astuti è alle dichiarazioni apparse nei giorni scorsi sulla stampa riguardo l’Agenzia formativa della Provincia di Varese e il tema personale.
«La Provincia di Varese – spiega Astuti – con il trasferimento del personale ex-regionale alla sua azienda speciale “Agenzia formativa” sta attuando due normative, una nazionale e una regionale. Ricordo che la norma nazionale, negli anni scorsi, è stata rispettata da tutte le province lombarde tranne quella di Varese guidata dalla Lega».
Nel 2015 la nuova amministrazione provinciale si è quindi trovata a gestire una situazione in cui «l’ Agenzia formativa non aveva personale proprio se non quattro dipendenti assunti a seguito di sentenza del giudice del lavoro e poi lavoratori a tempo determinato – continua Astuti -. In due anni l’attuale Consiglio di amministrazione, con l’appoggio della Provincia , ha varato un piano di assunzione di settanta dipendenti, soprattutto docenti. Sta lavorando da tempo per inserire, con un accordo sindacale, nel proprio organico i dipendenti ex-regionali e provinciali mantenendo intatti i loro diritti».
Un percorso sicuramente lungo che risente anche delle «difficoltà economiche causate a tutte le agenzie formative dai recenti interventi regionali che hanno diminuito drasticamente le risorse finanziarie messe a disposizione del sistema pubblico di formazione professionale in Lombardia».
«Se vorranno discuterne insieme in Commissione attività produttive – conclude Astuti – noi siamo disponibili a collaborare per migliorare i servizi delle agenzie formative, ma si eviti la propaganda quando si parla di posti di lavoro e formazione dei nostri ragazzi».
Il Governo chiude ItaliaSicura, i dati di Varese
Il cosiddetto Governo del cambiamento, tra i suoi primi atti, ha chiuso Italia Sicura, un progetto con il quale lo Stato ha finanziato, oltre al dissesto idrogeologico, anche la messa in sicurezza degli edifici scolastici con una spesa di più di 5 miliardi in quattro anni in tutta Italia. La struttura di missione Italia Sicura è nata nel 2014, per volontà del Governo Renzi, contro il dissesto idrogeologico, per lo sviluppo delle infrastrutture idriche e per la sicurezza delle scuole.
«In Lombardia grazie a Italia Sicura – spiega il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti – sono stati effettuati interventi in 1402 edifici scolastici per un investimento complessivo di più di 643 milioni di euro. Quasi tutte risorse messe dal Governo, a parte poco più di 3 milioni di risorse regionali. In Provincia di Varese sono stati effettuati 253 interventi su 155 edifici, per una spesa di oltre 52 milioni di euro. Molti comuni, grazie a Italia Sicura, hanno potuto accedere a finanziamenti per avviare lavori attesi da anni».
Tutti i dati sono consultabili su www.cantieriscuole.it
Ora rimane un interrogativo sul futuro e sulle priorità del governo Lega M5S. «E ora? Come intende proseguire il Governo l’importante lavoro di risanamento e di messa in sicurezza degli edifici scolastici? Mi auguro che Regione Lombardia chieda quanto prima spiegazioni su questa scelta sbagliata e solleciti la continuazione del progetto Italia Sicura», conclude Astuti.
Milano, 17 Luglio 2018
Trenord-Trenitalia: urge un piano straordinario
“Per i pendolari non cambierà nulla, almeno per un anno”. E’ questo il primo commento dei consiglieri regionali del PD Samuele Astuti, Giuseppe Villani, dopo aver ascoltato questa mattina il presidente Attilio Fontana che, all’apertura del Consiglio regionale, ha spiegato che entro la fine dell’anno Trenord sarà ripartita in due società: Trenitalia e una controllata da FNM.
“Finalmente, dopo settimane di indiscrezioni a mezzo stampa, oggi Fontana è venuto in Aula a illustrare l’ipotesi del nuovo assetto della gestione del sistema ferroviario in Lombardia. Saranno due le imprese che gestiranno il servizio ferroviario lombardo separata del servizio tra Regione e Trenitalia – spiegano – Trenord sarà completamente partecipata da Ferrovie Nord Milano e gestirà le tratte suburbane, mentre Trenitalia gestirà il servizio delle tratte regionali. Nuove governance e due nuovi contratti di servizio. Non è chiaro però come la Regione interromperà il contratto in essere e come riformulerà i due nuovi. L’impressione è che stiano prendendo tempo”.
“Dobbiamo anche constatare che purtroppo, al momento, per i pendolari non cambierà nulla – aggiungono i consiglieri dem – perché non è stata data nessuna risposta immediata ai problemi che stanno affliggendo quotidianamente moltissime linee lombarde. Noi avevamo chiesto un piano straordinario antisoppressioni per limitare disagi quotidiani e invece ci viene proposto un percorso lungo e tortuoso che certifica l’errore strategico di Regione Lombardia, con una ricetta in cui mantiene il piede in due scarpe, ricoprendo contemporaneamente il ruolo di autorità regolamentare e di proprietario”.
“Miglioramento del servizio per l’utenza? Ci sembra alquanto difficile, dato che l’unico effetto certo prodotto sarà quello di evitare per altri 15 anni gare che costringano a efficientamento e concorrenza, escludendo quindi validi operatori di larga esperienza, anche europea. Ancora una volta si rinuncia a progetto che integra il trasporto ferroviario con quello su gomma, dimostrando una visione arretrata e miope”.
“Quali saranno, infine, le ripercussioni di un percorso tanto elaborato e complesso, sui lavoratori delle due aziende? Saremo particolarmente attenti e vigileremo, affinché non si generino ulteriori difficoltà e penalizzazioni sui posti di lavoro” concludono i consiglieri.
Milano, 10 luglio 2018
Più borse di studio per formare nuovi medici, approvata proposta del PD
Un impegno per aumentare i medici specializzati in Lombardia e porre un freno alla progressiva mancanza di professionisti: è ora scritto nel Piano regionale di Sviluppo dell’undicesima legislatura regionale 2018 – 2023, grazie a un emendamento presentato dal Pd e votato dall’Aula, a prima firma dei consiglieri regionali Samuele Astuti e Gian Antonio Girelli.
Il testo ora prevede “l’incremento del numero delle borse, finanziate con risorse regionali, sia per la specializzazione universitaria sia per i corsi di formazione per i medici di famiglia, in base alle esigenze specifiche e alle criticità del sistema.”
“La progressiva carenza di medici, dovuta anche al mancato turn over, è un’emergenza che va fermata con interventi urgenti – dichiarano Astuti e Girelli -. Tuttavia, nel medio periodo, è fondamentale aumentare l’impegno della Regione per formare nuovi specialisti e nuovi medici di medicina generale. Il Veneto, già oggi, con due soli Irccs, finanzia con risorse proprie 90 borse di specialità, mentre la Lombardia, che di Irccs ne ha 19, ne finanzia 55. Abbiamo ampi margini di miglioramento. A fine mese, quando discuteremo l’assestamento al bilancio, presenteremo un emendamento specifico che impegni la giunta, con risorse dedicate, ad arrivare nei prossimi tre anni a raddoppiare il numero di borse.”
Milano, 11 Luglio 2018
Carenza medici: i primari al Pirellone denunciano l’emergenza
Si è tenuta oggi in commissione sanità del Pirellone l’audizione di un gruppo di primari della provincia di Varese che, in rappresentanza di un gruppo molto ampio di colleghi, ha prospettato ai consiglieri regionali una situazione assai allarmante di carenza di personale medico, soprattutto nei pronto soccorso, e ha formalizzato alcune proposte, tra cui la prosecuzione della nuova procedura che prevede l’assunzione a tempo determinato di medici non ancora specializzati ma con una formazione già elevata, o la ridefinizione delle specialità per le quali si può essere assunti in reparto, ampliando le maglie, secondo loro troppo strette, oggi in vigore. I primari intervenuti – Sergio Segato (gastroenterologia ed endoscopia digestiva a Varese), Eugenio Cocozza (Chirurgia generale e oncologia di Varese), Simonetta Cherubini (Pediatria di Busto Arsizio), Guido Bonoldi (Medicina interna di Busto), Graziella Pinotti (Oncologia di Varese), Saverio Chiaravalle (Pronto soccorso di Varese), Carlo Costantini (Medicina interna di Gallarate), Giuseppe Calveri (Cardiologia 2 di Varese) – hanno anche sottolineato la necessità di aumentare i posti in specializzazione, sia nazionali che regionali, ma hanno anche detto che ciò non avrà impatto immediato, mentre occorre agire in modo tempestivo per arginare l’emergenza che la sanità lombarda, non solo varesina, affronta in questo momento.
Ai primari è stato chiesto di formalizzare le loro proposte e di presentarle alla giunta regionale.
“I primari intervenuti sono stati molto chiari nel presentare una situazione di vera emergenza che può mettere anche a repentaglio la salute dei pazienti – dichiara il consigliere regionale del Pd Samuele Astuti -. Le loro proposte di intervento andranno presentate alla giunta regionale e noi chiederemo che vengano date loro risposte in tempi brevi, perché l’emergenza è ormai generalizzata. Purtroppo siamo arrivati a questo punto anche per un’incapacità della Regione di programmare in modo lungimirante l’offerta sanitaria sul territorio e questa è una responsabilità che addebitiamo alla maggioranza di centrodestra. Ora occorre un piano straordinario per superare l’emergenza e un cambio di rotta per evitare di ritrovarci a breve nella stessa situazione.”
Milano, 9 Luglio 2018
Carenza medici: servono fatti. Più risorse per le borse di specializzazione
«Non bastano le parole, servono i fatti». Samuele Astuti, consigliere regionale PD, torna sulla questione della grave carenza di personale medico negli ospedali di Varese.
«Solo poche settimane fa diversi primari – ricorda Astuti – sono venuti in Commissione Sanità a chiedere un intervento serio di Regione Lombardia. Ho portato la loro richiesta anche in Aula durante la discussione sull’assestamento di bilancio e ho chiesto di aumentare i soldi stanziati da Regione per le borse di specializzazione. Cosa che viene tra l’altro già fatta in altre regioni».
La maggioranza ha bocciato l’emendamento e approvato invece un ordine del giorno con l’impegno per il futuro a istituire 30 borse di specializzazione in più all’anno in Lombardia. «Una scelta per loro più comoda – spiega Astuti –. Al di là dei tecnicismi, quello che a me interessa è che Regione Lombardia si renda conto del grave rischio che la sanità lombarda corre e si impegni per trovare nuove risorse umane per far funzionare i nostri ospedali. Gli ospedali non funzionano se sono belli, funziona se hanno personale».
Milano, 31 luglio 2018
Centri per l’impiego, approvata la legge: saranno più deboli, norma a rischio impugnativa
Il Consiglio regionale ha votato questo pomeriggio la modifica della legge regionale sui centri per l’impiego (47 favorevoli, 29 contrari, nessun astenuto) ma non nel senso indicato dalla legge nazionale a cui si doveva uniformare, ovvero passare alla regionalizzazione dei lavoratori oggi in carico alle Province. Il Pd aveva presentato emendamenti per incrementare decisamente le risorse e per garantire che la presa in carico dei cittadini disoccupati venisse fatta in via esclusiva dal pubblico, a differenza di quanto avviene oggi. Il voto contrario della maggioranza, insieme alla mancata regionalizzazione dei dipendenti, ha portato al voto negativo del PD.
“Una legge che contraddice la legge nazionale, a forte rischio di impugnativa da parte del governo giallo-verde – spiegano per il PD Fabio Pizzul e Samuele Astuti – mettendo a rischio di paralisi il sistema. Soprattutto, è una legge che indebolisce ulteriormente i centri per l’impiego, che peraltro è il contrario di quanto sta scritto nel contratto di governo tra Salvini e Di Maio. Il problema è che i cittadini non avranno la risposta che cercano nei momenti di difficoltà lavorativa, perché i centri per l’impiego, che sono il punto di approdo per chi cerca di entrare o rientrare nel mondo del lavoro, non avranno le risorse né economiche né strumentali per espletare al meglio un compito così delicato. Abbiamo atteso invano che l’assessore rispondesse alle nostre obiezioni ma non abbiamo avuto risposte, né dalla giunta, né dal centrodestra. Questa legge è un pasticcio che si poteva evitare.”
Milano, 26 giugno 2018
Medici specializzandi: 55 borse di studio sono poche, la Lombardia dovrebbe fare come il Veneto
La Regione Lombardia ha deciso di finanziare 55 borse di studio per medici specializzandi, aggiuntive a quelle previste a livello centrale dal Ministero della Salute. Rispetto allo scorso anno si contano quindi 5 borse in più, ma la vera novità sta nel fatto che queste saranno riservate ai soli residenti in Lombardia da almeno tre anni, con la previsione di introdurre modifiche legislative per vincolare le borse alla permanenza in ospedali lombardi per almeno tre anni nei cinque successivi al diploma. In provincia di Varese le borse previste sono in tutto sei.
“Oggi in Lombardia c’è un emergenza e di fronte a situazioni urgenti si agisce con provvedimenti conseguenti – dichiara il consigliere regionale del PD Samuele Astuti -. La carenza di medici specialisti è un problema notevole, dovuto alla mancanza di programmazione da parte della Regione, e la delibera appena approvata dalla Giunta non è la risposta che ci attendevamo. L’assessore Gallera dice che la giunta regionale ci ha messo una pezza, ma la verità è che ci ha messo al massimo un cerotto, addirittura offensivo per chi tutti i giorni si impegna assumendosi rischi importanti. A parlare sono i numeri: mentre il Veneto, che ha due sole facoltà di medicina e chirurgia, paga con risorse proprie 90 borse l’anno per altrettanti specializzandi, la Lombardia, che ha sette facoltà e diciannove IRCCS, ne paga in proprio solo 55 di cui sei per la provincia di Varese. Perché la Regione Lombardia non fa almeno come il Veneto? Spostare il problema nel futuro non serve a nessuno.”
Milano, 22 maggio 2018