È ora di trovare una soluzione per gli abbonamenti annuali non utilizzati
“Hanno diritto non a un voucher di due mesi, ma al rimborso dell’intera (e ingente) cifra spesa per l’abbonamento annuale, quei pendolari che, prima in lockdown e poi in smart working, non sono più riusciti a utilizzare i servizi di Trenord”. È quanto ribadisce il consigliere regionale del PD Samuele Astuti che oggi interviene dopo la minaccia di Codacons che si è detta pronta ad avviare un contenzioso con Trenord su una questione, in realtà, già all’attenzione dei consigliere da mesi.
“Su questo tema, abbiamo più volte sollecitato l’assessore Terzi, dal momento che ci sono stati diversi fraintendimenti comunicativi tra pendolari, Trenord e Regione Lombardia – spiega Astuti – in quanto, se in un primo momento l’azienda aveva rassicurato circa la possibilità di richiedere il rimborso dell’abbonamento per i mesi non fruiti, senza indicare limitazioni temporali di sorta, in un secondo momento ha poi affermato che il rimborso può essere erogato solo per i mesi di marzo ed aprile e solo tramite voucher, così come disposto dalla Regione”.
Per ottenere il rimborso dell’intero periodo effettivamente non fruito, secondo Trenord, l’utenza avrebbe dovuto presentare nel mese di maggio la richiesta di rimborso per rinuncia al viaggio, con riconsegna dell’abbonamento e rimborso in denaro del valore residuo con applicazione della penale del 10%. Una procedura che nei precedenti contatti con i pendolari l’Azienda aveva espressamente sconsigliato, assicurando come non fosse necessaria proprio a fronte della sopracitata possibilità di rimborso.
“Ma la Regione-conclude Astuti- si è tirata indietro, affermando che non ci sono elementi per poter dimostrare l’effettivo mancato utilizzo del treno, non essendo l’abbonamento annuale per sua natura tracciabile, quando invece con il sistema di bigliettazione elettronica dovrebbe essere più che tracciabile.E’ per questo motivo che lo scorso 20 ottobre avevamo nuovamente sollecitato l’assessore Terzi a interessarsi attivamente a una questione che è stata causata evidentemente da un cortocircuito informativo e procedurale tra l’assessorato e l’azienda. Spiace notare che tale interessamento sia arrivato prima dall’associazione dei consumatori e non piuttosto da Regione Lombardia che dovrebbe agire innanzitutto negli interessi dei viaggiatori”.
Milano, 3 novembre 2020