Frontalieri: urgente convocare la Commissione speciale
“Ora diventa ancora più urgente riunirsi e trattare il tema dei frontalieri in fase di lockdown: molti di loro, dimessisi da un precedente lavoro in attesa di cominciarne uno nuovo, sono rimasti imbrigliati in una situazione veramente kafkiana e rischiano di perdere tutto”, con questa preoccupante novità, insistono sulla richiesta di convocazione urgente della Commissione speciale rapporti tra Lombardia e Confederazione elvetica, Angelo Orsenigo, anche segretario della Commissione, e Samuele Astuti, consiglieri regionali del Pd e componenti dell’organismo che tratta le questioni a cavallo del confine.
“Lavoratori, famiglie e sindacati sono molto preoccupati: poiché il Canton Ticino ha sospeso i permessi di lavoro fino almeno a metà giugno, coloro che avevano dato il preavviso per il licenziamento non riescono per ora a ottenere il nuovo permesso per il nuovo lavoro, che rischiano così di perdere. Non solo: poiché, appunto, si sono dimessi, non hanno nemmeno diritto alla disoccupazione”, raccontano Orsenigo e Astuti.
La preoccupazione è per le famiglie: “Su 70mila frontalieri potrebbero essere tanti in questa condizione, visto che in Ticino c’è ancora una discreta mobilità professionale, e già molti si sono rivolti ai sindacati. Ma non possiamo permettere che rimangano imbrigliati in una situazione paradossale, aggiungendo crisi e disoccupazione nei nostri territori in un momento così difficile”, aggiungono i consiglieri dem.
Perciò, anche per dare seguito agli impegni assunti con la risoluzione consiliare del 21 aprile sul tema frontalieri e per rispondere alle preoccupazioni degli amministratori di diversi Comuni di frontiera, Orsenigo e Astuti hanno chiesto al presidente Mura la convocazione urgente della Commissione speciale “per valutare iniziative regionali utili a manifestare alle autorità elvetiche la necessità della riapertura dei valichi di frontiera ancora chiusi, allo scopo di rendere sostenibili gli spostamenti dei lavoratori frontalieri nella fase di progressiva riapertura delle attività produttive in Ticino e per favorire la ripresa commerciale nei Comuni di frontiera”, come recita la lettera inviata al presidente Mura.
Ma per i dem sarebbe utile che la Commissione riprendesse l’attività di monitoraggio sulle altre questioni aperte, “dal sostegno reddituale e previdenziale ai frontalieri rimasti senza alcuna forma di sostentamento in conseguenza della crisi Covid-19, il rispetto da parte svizzera dei protocolli di quarantena e di rientro al lavoro stabiliti dal sistema sanitario nazionale per i frontalieri, le forme di sicurezza sui luoghi di lavoro oltre frontiera, lo sblocco dei ristorni fiscali trattenuti in Svizzera e che rappresentano in questi frangenti risorse ancor più preziose per i nostri Comuni”.
Ora, si aggiunge l’ultima notizia, sul fronte dei rapporti tra Lombardia e Canton Ticino: “Oltre al rischio che corrono coloro che stavano cambiando lavoro, non vorremmo che, politicamente, questo lockdown venisse giocato nella partita contro i frontalieri che stanno portando avanti da anni alcuni partiti ticinesi. Ricordiamo anche a Berna che tenere chiusi i confini, tra l’altro con le merci ferme in frontiera, porterà danni pure alla stessa economia svizzera”, concludono Astuti e Orsenigo.
Milano, 29 aprile 2020